Ogni Giovedì – Banchetti, distro e Socialità

Banchetti, distro e Socialità
dalle 17:00 alle 22:30

Tutti i giovedì il nuovo libero mercatino delle autoproduzioni .
Porta la tua distro, porta il tuo tavolo, se piove ci spostiamo dentro!
Se hai bisogno di elettricità ti consigliamo di portare qualche prolunga.

Questo giovedì in contemporanea:
Dalle 19.30 PRESENTAZIONE DEL FUMETTO “ACTEAL” di Elia Bedoni
Edizioni Elementi KAIROS con l’autore. Approfondimento sul linguaggio del fumetto e delle pratiche di lotta indigene dell’alto piano del Chiapas

a seguire Dj Set Cumbia Caliente

nuovo spazio occupato VIA STALINGRADO 31

SOCIALITÀ ANTIPSI * HACKERIAMO LA GABBIA

Questo lunedì 21 dalle 17:30 ci uniremo all’iniziativa prevista in Piazza Verdi contro il 41-bis e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame.

Dalle 20:00 saremo al nuovo spazio con un piccolo rinfresco e un po’ di musica, a cospirare per un mondo senza psichiatria, senza carcere e senza frontiere!

https://antipsi.noblogs.org/post/2022/11/19/lunedi-socialita-antipsi-hackeriamo-la-gabbia/

Ogni giorno coordinamento lavori e lavori collettivi nello spazio

Dalle 14.30 tutti i giorni, contribuiamo insieme alla sistemazione del nuovo spazio occupato!

Da qui in avanti ci sarà molto lavoro da fare: imbiancature, allestimenti, pulizie, costruzioni…

Per aiutare porta strumenti, attrezzi, materiale recuperato o quello che pensi possa servire a migliorare lo spazio e condividiamo le nostre  abilità tecniche! Progettiamo e lavoriamo insieme per il recupero del nuovo stabile, PIÚ AUTOGESTIONE E MENO RIQUALIFICAZIONE!

 

Nuova Occupazione in via Stalingrado 31

Ad ogni sgombero nuove infestazioni

Questa mattina abbiamo riaperto la palazzina di via Stalingrado 31. Abbiamo scelto di farlo in aperta sfida al clima di forte repressione del dissenso, di palese criminalizzazione di ogni forma di conflitto e di auto-organizzazione: dalla pesantissima sentenza del processo ai 9 occupanti del Giambellino a quelle con cui lo Stato mira a seppellire in carcere anarchicə come Alfredo e Juan (attualmente in sciopero della fame assieme ad Anna e Ivan), dallo sgombero dell’Edera Squat e del Brancaleone al processo alle e ai militanti di Askatasuna, fino ai continui attacchi agli esponenti piacentini del SiCobas. In questo contesto ci ritroviamo ad affrontare un ennesimo tentativo di addomesticamento e repressione che segue e peggiora la linea inaugurata dai precedenti governi: il cosiddetto “decreto anti-rave”, che mira a ridurre il campo di immaginazione e di possibilità, attaccando ogni minima forma di aggregazione, socialità e auto-determinazione. 

Attraverso la paternalistica narrazione del ripristino della legalità, il provvedimento ha già finito per criminalizzare situazioni come il concerto metal al Boccaccio della scorsa domenica e per colpire persino situazioni perfettamente legali, come le serate tekno di sabato scorso a Bari e Sassuolo. Risulta così palese il suo vero obiettivo: attaccare chi cerca di costruire modi alternativi di vivere e di essere.

Per noi l’occupazione è un mezzo e non il fine. Scegliamo di occupare per far cadere il velo di ipocrisia dell’amministrazione bolognese a trazione PD, l’ipocrisia di una giunta che si narra ecologista ma che promuove il passante, l’ipocrisia di un partito responsabile dell’interventismo bellico e degli accordi assassini col governo libico, ma che al contempo si indigna per la “violenza” puramente simbolica di un manichino. Quella giunta che, dopo gli sgomberi degli ultimi mesi, fingeva di aprirsi alle necessità della lotta per la casa, ma che pochi giorni fa ha ordinato lo sgombero di via Oberdan 16.

Occupiamo oggi per concretizzare l’esigenza di resistere a tutto questo, per praticare e diffondere autogestione, per realizzare altro rispetto a quello che viene imposto dal mercato e da chi vuole che ogni spazio di incontro venga recintato e mercificato.

La scelta di questo luogo non è casuale: su questo spazio, abbandonato da più di 10 anni, esiste dal 2015 un progetto di “riqualificazione” che prevede la destinazione del 69% dell’area ad affittacamere e Bnb. Se queste sono le opzioni (sovrapprezzate e inaccessibili) offerte a Bologna in piena emergenza abitativa, decidiamo di destinare parte dello stabile al bisogno di un gruppo di compagnə che si stanno trovando senza una casa.
Anche e non solo a partire dalla suddetta emergenza, abbiamo recentemente visto il diffondersi di nuove esperienze di occupazione e di rilancio delle lotte in città, come l’occupazione appena nata in zona universitaria. 

Con questa occupazione siamo felici di prendervi parte: vogliamo che questa possa essere una base per chiunque voglia portare avanti le necessarie forme di resistenza, di contrattacco a ciò che ci opprime e che mina la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri. Vogliamo che sia un luogo per portare colore nel grigiore della quotidianità che ci impongono, per creare insieme qualcosa che valga la pena d’esser vissuto, qualcosa di nostro.

Vi aspettiamo tutte e tutti nel nuovo spazio in via Stalingrado 31, per costruire insieme nuovi modi di vivere questa città, per auto-determinarci, per una vita radicalmente diversa.

programma di Sabato e Domenica:


Sabato 19 Novembre

Apertura!
12.30 Pranzo a cura de Aula Studio Berneri
14.30 Assemblea Coordinamento lavori + Lavori nello spazio
19.30 Cena benefit cassa anti-repressione a cura del Vascello Vegano
21.00 Dj-set
Domenica
9.00 Colazione bellavita resistente
14.30 Assemblea Coordinamento lavori + Lavori nello spazio musicati da Radio Spore
19.00 Repertorio canti popolari e anarchici
20.30 Cena Autofinanziamento a cura delle compagne

I nervi scoperti della Bolognina

Interventi per la giornata e presidio del 9 Luglio per l’inaugurazione della Tettoia Nervi, ora piazza Lucio Dalla, voluta dall’amministrazione.

Una inaugurazione stracolma di ipocrisia e retorica progressista, fondata su una falsa narrazione della realtà sociale del quartiere e totalmente volta a gentrificare l’ennesimo spazio pubblico.

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Oggi imponete la vostra voce insinuando che questa nuova piazza cambierà il destino della Bolognina. Come?

Dietro parole come riqualificazione e rigenerazione urbana, pace sociale, cittadinanza attiva, si nasconde una sporca guerra di classe si nasconde l’ipocrisia di una rigenerazione fondata sugli sgomberi, sulla repressione.
Dove è l’inclusione di cui sempre di più vi riempite la bocca?
Di quali cose positive state parlando in questa nuova Bolognina che state vendendo?   Con quale arroganza vi arrogate il diritto di cambiare il destino di un quartiere?
La vostra riqualificazione è gentrificazione, dove gli attuali abitanti ‘poveri’ saranno scacciati e sostituiti dai ricchi.
Dove molte delle esperienze positive che hanno fatto vivere questo quartiere negli anni passati, contribuendo a definire la sua identità, sono state espulse a suon di sgombero e repressione. Quel lato giovane e artistoide della Bolognina che tanto vi piace e tentate fallacemente di riprodurre lo abbiamo creato noi, ci appartiene e ci fa ribollir di rabbia sapere che ora sia usato come marketing, perché la Bolognina, oltre a luogo di cantieri, è un quartiere di origini operaio e antifascista mutato poi in quartiere multietnico e resistente.
Davanti Ai vostri teatri, musei, cohousing, piazze recintate e chiuse per mesi, poi affidate tramite bando ai vostri soliti amici ci rivendichiamo quello che  possiamo costruire con la solidarietà, dal basso.
Il degrado non é chi ruba al supermercato per mangiare, o chi delinque per vivere: il vero degrado é gettare il cibo per far alzare i prezzi, sono gli stipendi da fame che ci costringete ad accettare, il vero degrado é il ricatto dell’affitto e delle leggi che solo i ricchi possono permettersi di rispettare.
Rivendichiamo il conflitto in quello che per voi é un teatro, per noi la lotta non é una recita: non vogliamo essere attori della vostra messa in scena ma protagonisti della nostra vita senza regia.

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Oggi 9 Luglio viene inaugurata Piazza Lucio Dalla, uno dei tanti luoghi che fa e farà parte del piano di ricostituzione della nuova Bologna “città del futuro”.

Una città del futuro che ha l’obbiettivo di proporsi come modello urbano di sperimentazione, da prendere d’ora in poi ad esempio e potenzialmente esportabile in altre città. Un progetto che cerca di dividere la città con un righello, separando a compartimenti stagni quartieri e rinominandoli poli tematici: dal polo della memoria a quello della scienza e della rivoluzione digitale.
Ma sotto il tappeto di questa innovazione si nascondono le vere conseguenze di un progetto che vede questa città come un insieme di edifici da rendering 3D, un parco giochi per turisti e un falso esempio di innovazione green.
Bologna, o più precisamente la Bolognina il nuovo quartiere preferito della giunta, diviene un ricettacolo di investimenti costruendo, cementificando ed edificando piuttosto che pensare al recupero dei più di 200 immobili vuoti lasciati alla polvere in città.
La Bolognina diviene il fiore all’occhiello della falsa diversità e della supposta inclusività utilizzate come un’etichette a discapito dell’autodeterminazione e dell’autogestione delle persone che hanno vissuto per anni le strade del quartiere e che, a oggi, sono costrette, per un mercato al rialzo e azioni repressive, a lasciare quelle stesse strade.
La Bolognina però non è l’unico caso di questa incongruente narrazione, per la quale nel nome di un miglioramento e di una apertura alla città si cancellano esperienze dal basso e realtà che non rientrano nei paletti imposti dal decoro.
Ne è un esempio la rimodellazione della Montagnola. Da una parte il progetto da 2 milioni di euro per un futuristico edificio all’interno del parco che dovrebbe riqualificarlo ma che in realtà non ha altro scopo che renderlo più appetibile ai turisti e che manca, anche nei progetti del comune stesso, di un chiaro utilizzo. Dall’altro l’eliminazione di 50 bancarelle dal mercato, quelle nel lato ovest, non a caso proprio quelle che animano il mercato da più tempo e che ne hanno fondato e accresciuto l’identità.
Queste sono le realtà presenti coperte dai vostri piani di una città futura che avete deciso voi come plasmare, che reprime le comunità che vivono il quartiere in favore di consumatori e avventori futuri.

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Noi uno spazio dove fare vivere il quartiere e la città, dove fare concerti e iniziative lo avevamo  e questa amministrazione lo ha sgomberato. Come ha sgomberato ex Telecom che ospitava 60 famiglie per fare spazio a un albergo.

Non si tratta dell’opera in se, seppur discutibile, essendo null’altro che una colata di cemento videosorvegliata. Si tratta della retorica e direzione politica che la incornicia, quella che parla di un passato di scontri, quegli scontri causati dall’amministrazione di cui Lepore era ed è attore. Di un presente fatto di nulla dorato e dormitori di lusso. Di un futuro che schiaccia il povero per lasciare spazio al turista.
Caro sindaco ti aspetto in quartiere, ti aspetto per dirti che non sei il benvenuto, che il teatro di conflitto è tutt’altro che risolto, ti aspetto per dirti che la voce delle lotte operaie e di quelle antifasciste della Bolognina ci dà la forza per per urlare che non avrete pace e che non sarà violenza ma una posizione presa in una guerra già iniziata.
Questa tettoia vorrebbe mettere a tacere anni di conflitto. Noi rivendichiamo il conflitto come necessario e auspicabile. Crediamo fortemente che senza  non possa esserci partecipazione dal basso e dialogo. Rivendichiamo Il conflitto  alla base dell’emancipazione individuale e sociale, senza di esso non può esistere alternativa ma solo imposizioni. Il conflitto è tutto altro che risolto e non sarà una tettoia a mettergli fine. Caro sindaco hai sgomberato XM24 con delle progressiste ruspe e ora non sarà questa colata di cemento che coprirà le tue colpe.
Sei colpevole dello sgombero di Via Zago. Sei colpevole di condurre una politica scellerata nei confronti degli spazi autogestiti. Sei colpevole della gentrificazione della Bolognina. Caro sindaco noi siamo fiori che abbiamo radici in questo quartiere e  non ce ne andremo, siamo l’erba cattiva che non muore mai.  La stagione delle occupazioni non è una stagione ma solo l’inizio di cento e mille infestazioni.