Nella stagione della siccità, Roma si inaridisce con l’ennesimo sgombero di uno spazio occupato in città: la Laboratoria Ecologista Autogestita Berta Cáceres, situata nel mezzo del Parco della Caffarella e che fin da subito ha posto al centro delle proprie rivendicazioni la tematica ecologista.
L’hanno fatto con un approccio intersezionale e transfemminista, per mettere in luce quanto queste lotte contro l’attuale impostazione societaria capitalista e patriarcale siano connesse.
L’hanno fatto con l’apertura di uno uno spazio strappato alle logiche di una Regione e di un Ministero delle Finanze che lo vorrebbero invece abbandonato all’ennesima speculazione dei privati che guadagnano a scapito delle comunità che vivono quel territorio.
Portare avanti la pratica dell’occupazione vuol dire anche contrapporsi a quei processi di gentrificazione comuni a molte città, da Roma a Bologna.
Ieri, dopo mesi di pratiche collettive capaci di intersecare lotte ecologiste, transfemministe e anticapitaliste, il Tribunale di Roma ha scelto di restituire alla polvere lo spazio fatto rivivere dalla Laboratoria. È con tutto l’amore e la rabbia che esprimiamo solidarietà alle compagne e ricondividiamo le loro parole.
Che la lotta per l’ ambiente e per gli spazi crei nuove infestazioni! Daje forte Berta Caceres!
L’erba cattiva non muore mai!
Di seguito il comunicato del Laboratoria Ecologista Autogestita BERTA CÁCERES:
Roma brucia, le istituzioni tacciono, la polizia sgombera. Berta resiste!