Malerba

Nell’ultima settimana a Bologna si è tanto parlato dell’occupazione e dello sgombero di Banca Rotta. Uno spazio minuscolo, inizialmente assegnato a molteplici realtà dopo la vittoria di un bando, ma che di fronte alla mancata consegna delle chiavi da parte di un’amministrazione incapace di riconoscere forme di auto organizzazione, è stato aperto tramite un’occupazione. Si è trattato di un’esperienza che ha messo in crisi la giunta di Bologna sul tema dell’assegnazione degli spazi pubblici a realtà autogestite e a gruppi informali. Tutto questo è stato possibile solo grazie ad una forzatura, all’azione diretta, all’apertura alla città di quello spazio chiuso da anni.

Ci hanno abituate a pensare che l’unico modo per realizzarci e poter svolgere le attività che vorremmo è mettere in piedi un’attività economica, aprire una partita IVA o aprire un locale dove le persone siano costrette a pagare per fare socialità. Quest’ultimo mese l’esperienza di Banca Rotta ha dimostrato invece che è possibile riprendersi gli spazi che ci spettano, spazi di libertà comuni, accessibili, realmente attraversabili da chiunque lo voglia e che ne rispetti i valori condivisi, dove poter incontrarci e auto-organizzarci, dove poter impiegare il tempo, creare vere forme di solidarietà e mutualismo, creare cultura e socialità libere e non mercificate.

A Bologna il PD ha sgomberato quasi tutti gli spazi di questo tipo, dove si sperimentava una modalità di vivere e relazionarsi radicalmente diversa. Noi entità indecorose, erbe, insetti e faune infestanti, siamo ancora considerati un problema da smantellare al più presto, esistenze da relegare ai margini della città vetrina. Ma esistiamo, e anche solo il nostro essere ci legittima di per sè ad occupare spazio.

Un’erbaccia da sola viene sradicata, una blatta da sola può essere schiacciata, ma un’infestazione non si può fermare con le ruspe, con il cemento o con la repressione poliziesca. Se le occupazioni di spazi si moltiplicano, se ogni entità con i suoi mezzi e le sue pratiche apre luoghi di autogestione dal basso e ne pretende l’esistenza, allora l’amministrazione non potrà asfaltarle tutte, ma sarà costretta a riconoscerne l’esistenza.

Più forte sarà la loro ottusità nell’estirparci, più intensa e capillare sarà la nostra ricrescita.