Sgombero Via Stalingrado 31

STANNO SGOMBERANDO VIA STALINGRADO 31, ACCORRETE!

PRESIDIO IN CORSO ALL’ESTERNO, COMPAGNU RESISTONO SULL’ALBERO

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COMUNICATO

Il 1312 arriva l’ennesimo sgombero. Ringraziamo solo di averci dato l’ennesima occasione per scriverlo ancora più grande: ACAB.

Nonostante quanto si faccia per uccidere le alterità che rivendicano altri modi e altri mondi, la risposta arriva sempre più forte. Contro ogni muro, contro ogni gabbia, contro ogni frontiera, siamo ancora qua e toccherà urlare sempre più forte. Stamattina le compagne e i compagne hanno deciso di fare i pupazzi di neve su una casetta sull’albero mentre i veri pupazzi stanno giù a condannare l’ennesimo spazio alla polvere.  Abbiamo chiamato un presidio in via Stalingrado e sabato accenderemo i sound system con cui attraversemo la città. Non è finito niente.

 

Nuova Occupazione in via Stalingrado 31

Ad ogni sgombero nuove infestazioni

Questa mattina abbiamo riaperto la palazzina di via Stalingrado 31. Abbiamo scelto di farlo in aperta sfida al clima di forte repressione del dissenso, di palese criminalizzazione di ogni forma di conflitto e di auto-organizzazione: dalla pesantissima sentenza del processo ai 9 occupanti del Giambellino a quelle con cui lo Stato mira a seppellire in carcere anarchicə come Alfredo e Juan (attualmente in sciopero della fame assieme ad Anna e Ivan), dallo sgombero dell’Edera Squat e del Brancaleone al processo alle e ai militanti di Askatasuna, fino ai continui attacchi agli esponenti piacentini del SiCobas. In questo contesto ci ritroviamo ad affrontare un ennesimo tentativo di addomesticamento e repressione che segue e peggiora la linea inaugurata dai precedenti governi: il cosiddetto “decreto anti-rave”, che mira a ridurre il campo di immaginazione e di possibilità, attaccando ogni minima forma di aggregazione, socialità e auto-determinazione. 

Attraverso la paternalistica narrazione del ripristino della legalità, il provvedimento ha già finito per criminalizzare situazioni come il concerto metal al Boccaccio della scorsa domenica e per colpire persino situazioni perfettamente legali, come le serate tekno di sabato scorso a Bari e Sassuolo. Risulta così palese il suo vero obiettivo: attaccare chi cerca di costruire modi alternativi di vivere e di essere.

Per noi l’occupazione è un mezzo e non il fine. Scegliamo di occupare per far cadere il velo di ipocrisia dell’amministrazione bolognese a trazione PD, l’ipocrisia di una giunta che si narra ecologista ma che promuove il passante, l’ipocrisia di un partito responsabile dell’interventismo bellico e degli accordi assassini col governo libico, ma che al contempo si indigna per la “violenza” puramente simbolica di un manichino. Quella giunta che, dopo gli sgomberi degli ultimi mesi, fingeva di aprirsi alle necessità della lotta per la casa, ma che pochi giorni fa ha ordinato lo sgombero di via Oberdan 16.

Occupiamo oggi per concretizzare l’esigenza di resistere a tutto questo, per praticare e diffondere autogestione, per realizzare altro rispetto a quello che viene imposto dal mercato e da chi vuole che ogni spazio di incontro venga recintato e mercificato.

La scelta di questo luogo non è casuale: su questo spazio, abbandonato da più di 10 anni, esiste dal 2015 un progetto di “riqualificazione” che prevede la destinazione del 69% dell’area ad affittacamere e Bnb. Se queste sono le opzioni (sovrapprezzate e inaccessibili) offerte a Bologna in piena emergenza abitativa, decidiamo di destinare parte dello stabile al bisogno di un gruppo di compagnə che si stanno trovando senza una casa.
Anche e non solo a partire dalla suddetta emergenza, abbiamo recentemente visto il diffondersi di nuove esperienze di occupazione e di rilancio delle lotte in città, come l’occupazione appena nata in zona universitaria. 

Con questa occupazione siamo felici di prendervi parte: vogliamo che questa possa essere una base per chiunque voglia portare avanti le necessarie forme di resistenza, di contrattacco a ciò che ci opprime e che mina la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri. Vogliamo che sia un luogo per portare colore nel grigiore della quotidianità che ci impongono, per creare insieme qualcosa che valga la pena d’esser vissuto, qualcosa di nostro.

Vi aspettiamo tutte e tutti nel nuovo spazio in via Stalingrado 31, per costruire insieme nuovi modi di vivere questa città, per auto-determinarci, per una vita radicalmente diversa.

programma di Sabato e Domenica:


Sabato 19 Novembre

Apertura!
12.30 Pranzo a cura de Aula Studio Berneri
14.30 Assemblea Coordinamento lavori + Lavori nello spazio
19.30 Cena benefit cassa anti-repressione a cura del Vascello Vegano
21.00 Dj-set
Domenica
9.00 Colazione bellavita resistente
14.30 Assemblea Coordinamento lavori + Lavori nello spazio musicati da Radio Spore
19.00 Repertorio canti popolari e anarchici
20.30 Cena Autofinanziamento a cura delle compagne

convergenze: verso il corteo del 22 ottobre

Con questo percorso nato dall’esperienza di XM24, continuato con l’ex Caserma Sani, Bancarotta, via Zago ed altre strade di riappropriazione dal basso, prendiamo parte a questo corteo insorgente poiché ci riconosciamo nelle sue rivendicazioni e negli obiettivi di quella che sarà una giornata di conflitto e di rivendicazione politica.


Siamo stat
ə e intendiamo essere sempre di più al fianco di chi lotta contro lo sfruttamento di luoghi, persone e ambienti, spalla a spalla con le diverse realtà cittadine e italiane che con ogni mezzo stanno cercando di opporsi a questo modello di sviluppo: costruire, edificare e devastare, a suon di tangenti e corruzioni, speculare, licenziare, abbassare il costo del lavoro. Queste sono le parole d’ordine della classe dirigente nazionale che – in piccolo nei territori o in maxi opere che riguardano grandi fette del paese – stanno operando scelleratamente da anni, a discapito di persone, animali non-umani, territori ed interi ecosistemi.

Da 20 anni la Val di Susa insegna: le ruspe e il cemento sradicano alberi e perforano montagne per imporre un’opera non necessaria e calata dall’alto, mentre le forze repressive si impegnano a rovinare la vita con arresti e misure cautelari a chi, con ogni mezzo, vi si oppone. Che si chiami TAP in Salento o Passante di Mezzo a Bologna, poco cambia, il modello si ripropone tale e quale: il loro “progresso” non può fermarsi, le denunce sono già pronte per chi intende provare ad opporvisi.

Nel frattempo i nostri territori non sono sicuri e quando ci scappano i morti (le recenti sentenze del terremoto dell’Aquila e delle alluvioni di Senigallia lo dimostrano) la colpa non è mai di chi quei territori li ha devastati. Assistiamo a un’ulteriore marginalizzazione e colpevolizzazione di chi subisce sulla propria pelle le conseguenze di una giustizia asservita agli speculatori. Come a Taranto con l’Ilva, come all’università di Cagliari dove due piani di aula magna son crollati all’improvviso, come il ponte Morandi a Genova: sono solo alcuni degli esempi di queste politiche progressiste portate avanti negli ultimi anni.

Dopo due anni di pandemia, dobbiamo affrontare un periodo di inflazione che ci ha ulteriormente impoverito, mentre le spese militari non accennano a calare. In una città come Bologna, in cui le case non trasformate in BnB scarseggiano e il prezzo degli affitti di quelle rimaste raggiunge cifre vertiginose, gli studentati di lusso spuntano come funghi e i palazzinari lucrano vergognosamente.

Al contempo, fortunatamente, nascono altre occupazioni, alcuni non si piegano alle logiche del mercato e con ogni strumento provano a riprendere ciò che spetta loro: un tetto, il diritto allo studio, un luogo dove aggregarsi, un terreno su cui coltivare. Salutiamo con gioia ogni tentativo di infestare la città!

Al contrario di quanto si auspica il sindaco più progressista del Paese, noi crediamo che senza conflitto non vi sia cambiamento e siamo qui per rivendicare la necessità di spazi e luoghi dove praticare autogestione, offrire controinformazione e cultura, dove praticare mutualismo e solidarietà, creare alternative reali dal basso, al modello di vita che ci impongono.

Crediamo che l’apertura di spazi sia necessaria anche per applicare una politica realmente partecipata, per creare basi per le lotte che intendiamo portare avanti. Esistiamo, quindi vogliamo spazio. Vogliamo spazio anche per non cederlo a quelli che sono i nostri nemici: speculatori coi morti sulla coscienza, palazzinari dal portafoglio gonfio, padroni che licenziano lasciando famiglie sul lastrico. Saremo spine per chi trasforma la città in base a logiche di profitto, rovi che si intrecciano contro l’esclusione del povero, del drogato, dell’immigrato irregolare, di chi si ribella e di tutte le soggettività sfruttabili e messe ai margini. Saremo rose per chi vuole costruire un’alternativa che accolga tuttə in ogni forma più indecorosa possibile.

Vogliamo spazio per creare un nuovo modello inclusivo, partecipato e equo di società. Vogliamo spazio per insorgere!

Ci vediamo tuttə domani alle 15 in piazza XX Settembre! https://bologna22ottobre22.indivia.net/

BENEFIT: VOI DECORO, NOI DE CORE!

BENEFIT: VOI DECORO, NOI DE CORE!

Qualche settimana fa abbiamo appreso che a seguito del corteo solidale del 24 maggio 2022 in risposta allo sgombero di via Zago 1, tre nostrx compagnx sono state accusate non solo di imbrattamento di edifici, ma persino di minacce private. 
E’ stato lo stesso Lepore ad urlare allo scandalo e a volersi costituire parte civile nel processo, essendosi sentito minacciato da qualche scritta lasciata sui muri: palesemente, il sindaco più smart e progressista d’Italia non è dotato di senso dell’ironia, né ascolta la trap! Perfettamente in linea con chi accusa gruppi e band di apologia di terrorismo, il sindaco più social e trendy di sempre non ha esistato a cavalcare il clamore alimentato sull’episodio da giornali e stampa, per portarlo in sede giudiziaria.
Noi ce lo ricordiamo bene quel giorno, sappiamo chi è che minaccia la nostra libertà di costruire le nostre relazioni e la nostra solidarietà, chi intende disciplinare la nostra libertà di espressione e annichilire in città ogni tentativo di aggregazione che non rientri nelle logiche del profitto e del consumo. Ricordiamo bene la rabbia incontenibile provocata dallo sgombero di via Zago, ben due cortei vitali e determinati quel giorno hanno attraversato la città, lasciando segno del loro passaggio!
Ancora una volta la repressione si lega indissolubilmente al mantra del decoro: la città deve essere pulita e scintillante perché deve essere funzionale al profitto, gli spazi occupati e autogestiti devono essere sgomberati per lasciare il posto a speculazione e residenze di lusso, qualsiasi forma di dissenso deve essere duramente repressa.
Mentre i quartieri sono sottoposti a ristrutturazioni urbane violente e a processi di gentrificazione selvaggia, e l’inesorabile espulsione di chiunque non rientri nel business plan della città vetrina avanza grazie ad affitti sempre più alti e insostenibili, l’amministrazione per curare il suo maquillage ed essere più attraente per speculatori e palazzinari, ha persino scelto di investire 2 milioni di euro per ripulire i muri dai graffiti, anche di edifici privati!
Rifiutiamo qualsiasi retorica legalitaria e criminalizzante che invoca il decoro per affibiare denunce ridicole ai nostrx compagnx. 

A chi ci vuol strette fra le catene della legge e della repressione, noi rispondiamo che siamo complici e solidali con chi si oppone al deserto e che a quel corteo c’eravamo tutte!

Giovedì 20 ottobre dalle 18 al Parchetto Ex-Xm (via Gobetti) con i compagnx sotto processo per le scritte lasciate dal corteo solidale dopo lo sgombero dell’esperienza autogestita di via Zago 1. Pomeriggio di discussioni, musica, banchetti, distro, scambi di pratiche e saperi, contro il modello di esistenza che ci impongono, per una vita radicalmente diversa! Aperitivo benefit!

** Comparte tu amor, comparte tu rebeldia **

Dalle 18:00 workshop di writing e adesivi DIY, serigrafie benefit, discussioni, distro, autoproduzioni e banchetti, cibo e birrette.

Dalle 21:30 Djset

(in aggiornamento)

LIBERA IL TUO QUARTIERE DALLA SPORCIZIA PROLIFE!

A due giorni dalla marea transfemminista che si è riversata in tutta Italia, i ProVita&Famiglia hanno tappezzato il quartiere di immagini contro la fantomatica teoria gender. E mentre sui giornali di oggi leggiamo che Fratelli d’Italia in Liguria propone l’istituzione di sportelli prolife in tutti gli ospedali, il diritto all’aborto e all’autodeterminazione della salute per persone con capacità gestante risulta più a rischio che mai. 

Del resto il partito che sostiene di rappresentare il paese lo sa bene: è già la legge 194 stessa che permette, con l’art. 2, ai movimenti per la vita di entrare nelle strutture sanitarie pubbliche, siglando contratti, partecipando a bandi, finanziando e aprendo i loro centri di aiuto alla vita in consultori e ospedali pubblici.
Noi non ci stiamo: le lotte di quartiere riguardano tutt* e si intersecano con le lotte transfemministe. 
IL 28 settembre siamo riversat* nel corteo di NON UNA DI MENO per ribadire con forza che le nostre vite le gestiamo noi, non i cattofascisti.
Ci scagliamo contro lomolesbobitransfobia che accresce sempre di più violenza e odio.  
Al decoro urbano tanto osannato dalla politica locale noi rispondiamo con la riappropriazione dello spazio pubblico.

Rifiutiamo la strumentalizzazione da parte di partiti di ogni colore, che costruiscono retoriche marginalizzanti in cui determinati quartieri diventano pericolosi e da non attraversare.

I QUARTIERI SICURI LI FANNO Lз COMPAGNз CHE LI ATTRAVERSANO!

I nervi scoperti della Bolognina

Interventi per la giornata e presidio del 9 Luglio per l’inaugurazione della Tettoia Nervi, ora piazza Lucio Dalla, voluta dall’amministrazione.

Una inaugurazione stracolma di ipocrisia e retorica progressista, fondata su una falsa narrazione della realtà sociale del quartiere e totalmente volta a gentrificare l’ennesimo spazio pubblico.

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Oggi imponete la vostra voce insinuando che questa nuova piazza cambierà il destino della Bolognina. Come?

Dietro parole come riqualificazione e rigenerazione urbana, pace sociale, cittadinanza attiva, si nasconde una sporca guerra di classe si nasconde l’ipocrisia di una rigenerazione fondata sugli sgomberi, sulla repressione.
Dove è l’inclusione di cui sempre di più vi riempite la bocca?
Di quali cose positive state parlando in questa nuova Bolognina che state vendendo?   Con quale arroganza vi arrogate il diritto di cambiare il destino di un quartiere?
La vostra riqualificazione è gentrificazione, dove gli attuali abitanti ‘poveri’ saranno scacciati e sostituiti dai ricchi.
Dove molte delle esperienze positive che hanno fatto vivere questo quartiere negli anni passati, contribuendo a definire la sua identità, sono state espulse a suon di sgombero e repressione. Quel lato giovane e artistoide della Bolognina che tanto vi piace e tentate fallacemente di riprodurre lo abbiamo creato noi, ci appartiene e ci fa ribollir di rabbia sapere che ora sia usato come marketing, perché la Bolognina, oltre a luogo di cantieri, è un quartiere di origini operaio e antifascista mutato poi in quartiere multietnico e resistente.
Davanti Ai vostri teatri, musei, cohousing, piazze recintate e chiuse per mesi, poi affidate tramite bando ai vostri soliti amici ci rivendichiamo quello che  possiamo costruire con la solidarietà, dal basso.
Il degrado non é chi ruba al supermercato per mangiare, o chi delinque per vivere: il vero degrado é gettare il cibo per far alzare i prezzi, sono gli stipendi da fame che ci costringete ad accettare, il vero degrado é il ricatto dell’affitto e delle leggi che solo i ricchi possono permettersi di rispettare.
Rivendichiamo il conflitto in quello che per voi é un teatro, per noi la lotta non é una recita: non vogliamo essere attori della vostra messa in scena ma protagonisti della nostra vita senza regia.

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Oggi 9 Luglio viene inaugurata Piazza Lucio Dalla, uno dei tanti luoghi che fa e farà parte del piano di ricostituzione della nuova Bologna “città del futuro”.

Una città del futuro che ha l’obbiettivo di proporsi come modello urbano di sperimentazione, da prendere d’ora in poi ad esempio e potenzialmente esportabile in altre città. Un progetto che cerca di dividere la città con un righello, separando a compartimenti stagni quartieri e rinominandoli poli tematici: dal polo della memoria a quello della scienza e della rivoluzione digitale.
Ma sotto il tappeto di questa innovazione si nascondono le vere conseguenze di un progetto che vede questa città come un insieme di edifici da rendering 3D, un parco giochi per turisti e un falso esempio di innovazione green.
Bologna, o più precisamente la Bolognina il nuovo quartiere preferito della giunta, diviene un ricettacolo di investimenti costruendo, cementificando ed edificando piuttosto che pensare al recupero dei più di 200 immobili vuoti lasciati alla polvere in città.
La Bolognina diviene il fiore all’occhiello della falsa diversità e della supposta inclusività utilizzate come un’etichette a discapito dell’autodeterminazione e dell’autogestione delle persone che hanno vissuto per anni le strade del quartiere e che, a oggi, sono costrette, per un mercato al rialzo e azioni repressive, a lasciare quelle stesse strade.
La Bolognina però non è l’unico caso di questa incongruente narrazione, per la quale nel nome di un miglioramento e di una apertura alla città si cancellano esperienze dal basso e realtà che non rientrano nei paletti imposti dal decoro.
Ne è un esempio la rimodellazione della Montagnola. Da una parte il progetto da 2 milioni di euro per un futuristico edificio all’interno del parco che dovrebbe riqualificarlo ma che in realtà non ha altro scopo che renderlo più appetibile ai turisti e che manca, anche nei progetti del comune stesso, di un chiaro utilizzo. Dall’altro l’eliminazione di 50 bancarelle dal mercato, quelle nel lato ovest, non a caso proprio quelle che animano il mercato da più tempo e che ne hanno fondato e accresciuto l’identità.
Queste sono le realtà presenti coperte dai vostri piani di una città futura che avete deciso voi come plasmare, che reprime le comunità che vivono il quartiere in favore di consumatori e avventori futuri.

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Noi uno spazio dove fare vivere il quartiere e la città, dove fare concerti e iniziative lo avevamo  e questa amministrazione lo ha sgomberato. Come ha sgomberato ex Telecom che ospitava 60 famiglie per fare spazio a un albergo.

Non si tratta dell’opera in se, seppur discutibile, essendo null’altro che una colata di cemento videosorvegliata. Si tratta della retorica e direzione politica che la incornicia, quella che parla di un passato di scontri, quegli scontri causati dall’amministrazione di cui Lepore era ed è attore. Di un presente fatto di nulla dorato e dormitori di lusso. Di un futuro che schiaccia il povero per lasciare spazio al turista.
Caro sindaco ti aspetto in quartiere, ti aspetto per dirti che non sei il benvenuto, che il teatro di conflitto è tutt’altro che risolto, ti aspetto per dirti che la voce delle lotte operaie e di quelle antifasciste della Bolognina ci dà la forza per per urlare che non avrete pace e che non sarà violenza ma una posizione presa in una guerra già iniziata.
Questa tettoia vorrebbe mettere a tacere anni di conflitto. Noi rivendichiamo il conflitto come necessario e auspicabile. Crediamo fortemente che senza  non possa esserci partecipazione dal basso e dialogo. Rivendichiamo Il conflitto  alla base dell’emancipazione individuale e sociale, senza di esso non può esistere alternativa ma solo imposizioni. Il conflitto è tutto altro che risolto e non sarà una tettoia a mettergli fine. Caro sindaco hai sgomberato XM24 con delle progressiste ruspe e ora non sarà questa colata di cemento che coprirà le tue colpe.
Sei colpevole dello sgombero di Via Zago. Sei colpevole di condurre una politica scellerata nei confronti degli spazi autogestiti. Sei colpevole della gentrificazione della Bolognina. Caro sindaco noi siamo fiori che abbiamo radici in questo quartiere e  non ce ne andremo, siamo l’erba cattiva che non muore mai.  La stagione delle occupazioni non è una stagione ma solo l’inizio di cento e mille infestazioni.