Malerba

Nell’ultima settimana a Bologna si è tanto parlato dell’occupazione e dello sgombero di Banca Rotta. Uno spazio minuscolo, inizialmente assegnato a molteplici realtà dopo la vittoria di un bando, ma che di fronte alla mancata consegna delle chiavi da parte di un’amministrazione incapace di riconoscere forme di auto organizzazione, è stato aperto tramite un’occupazione. Si è trattato di un’esperienza che ha messo in crisi la giunta di Bologna sul tema dell’assegnazione degli spazi pubblici a realtà autogestite e a gruppi informali. Tutto questo è stato possibile solo grazie ad una forzatura, all’azione diretta, all’apertura alla città di quello spazio chiuso da anni.

Ci hanno abituate a pensare che l’unico modo per realizzarci e poter svolgere le attività che vorremmo è mettere in piedi un’attività economica, aprire una partita IVA o aprire un locale dove le persone siano costrette a pagare per fare socialità. Quest’ultimo mese l’esperienza di Banca Rotta ha dimostrato invece che è possibile riprendersi gli spazi che ci spettano, spazi di libertà comuni, accessibili, realmente attraversabili da chiunque lo voglia e che ne rispetti i valori condivisi, dove poter incontrarci e auto-organizzarci, dove poter impiegare il tempo, creare vere forme di solidarietà e mutualismo, creare cultura e socialità libere e non mercificate.

A Bologna il PD ha sgomberato quasi tutti gli spazi di questo tipo, dove si sperimentava una modalità di vivere e relazionarsi radicalmente diversa. Noi entità indecorose, erbe, insetti e faune infestanti, siamo ancora considerati un problema da smantellare al più presto, esistenze da relegare ai margini della città vetrina. Ma esistiamo, e anche solo il nostro essere ci legittima di per sè ad occupare spazio.

Un’erbaccia da sola viene sradicata, una blatta da sola può essere schiacciata, ma un’infestazione non si può fermare con le ruspe, con il cemento o con la repressione poliziesca. Se le occupazioni di spazi si moltiplicano, se ogni entità con i suoi mezzi e le sue pratiche apre luoghi di autogestione dal basso e ne pretende l’esistenza, allora l’amministrazione non potrà asfaltarle tutte, ma sarà costretta a riconoscerne l’esistenza.

Più forte sarà la loro ottusità nell’estirparci, più intensa e capillare sarà la nostra ricrescita.

 

SULLO SGOMBERO DI BANCA ROTTA

Ripubblichiamo di seguito il comunicato sullo sgombero di BancaRotta

Nella mattina di giovedì 7 aprile lo spazio Banca Rotta SRL – Spazio Relativamente Liberato – è stato sgomberato da un ingente dispiegamento di forze dell’ordine.

La tempistica dell’operazione di polizia ci ha stupite non poco dato che è arrivata a meno di 36 ore da un incontro tra Banca Rotta e la vicesindaca Emily Clancy, cercato da quest’ultima per aprire (forse) un confronto sulla questione dell’assegnazione dello spazio rimasta in sospeso da 2 anni. Il che la dice lunga su quale sia l’affidabilità di questa Amministrazione come interlocutrice per dialoghi e trattative sul tema degli spazi sociali.

Dall’incontro con la vicesindaca era emerso che il bando all’interno del quale Banca Rotta era riuscita a farsi assegnare lo spazio è scaduto e di conseguenza i locali sono rientrati nelle disponibilità dell’Amministrazione, che li avrebbe prontamente inseriti in un nuovo progetto urbanistico chiamato ‘Via della conoscenza’ facente parte di quell’oramai noto modello di governo cittadino basato su un’idea di riqualificazione che, riciclando idee originariamente provenienti dal basso di sperimentazione dell’autogestione, argomenta un riutilizzo che non è altro che speculazione e messa a profitto di qualsiasi spazio pubblico ( https://www.ilsole24ore.com/…/bologna-parte-grande…).

Inoltre la vicesindaca ha avanzato una proposta a Banca Rotta : uscire volontariamente dallo spazio in cambio della vaga promessa di aprire un tavolo per ragionare su forme innovative di assegnazione degli spazi pubblici dismessi. Una proposta che abbiamo ritenuto immediatamente inaccettabile da un lato perchè basata sull’assunto che l’Amministrazione non dialoga con chi si trova in una situazione di occupazione, anteponendo cosi’ il tema della legalità al dialogo e alle ragioni politiche di chi si è riappropriato di quello spazio. Dall’altro perchè, senza uno spazio in cui sperimentare forme mutualistiche e comunitarie autogestite, quel tavolo non sarebbe stato altro che l’ennesimo esercizio di retorica partecipativa nell’oramai noto stile bolognese (https://parolelibere.blog/…/partecipazione-senza…/).

Al termine dell’incontro avevamo convenuto con la vicesindaca che, dopo esserci confrontati in assemblea, avremmo dato riscontro alla sua proposta, ma non ne abbiamo avuto la possibilità perché, meno di 36 ore dopo, le forze dell’ordine sono intervenute per sgomberare i locali di Banca Rotta.

A poche ore dallo sgombero abbiamo chiamato un’assemblea pubblica che ha visto una grandissima partecipazione dato che, per quanto di breve durata, l’esperienza di Banca Rotta ha aggregato diversi collettivi e individui, ha ospitato tante assemblee e iniziative, è stata attraversata quotidianamente da moltissime persone diverse, dimostrando ancora una volta quanto ci sia bisogno di spazi di socialità autogestiti e non mercificati in questa città.

In poco tempo l’assemblea si è trasformata in un corteo spontaneo che ha attraversato le strade della Bolognina toccando alcuni punti nevralgici della recente e triste storia di gentrificazione forzata del quartiere: lo scheletro di XM24 al posto del quale dovrebbe sorgere un cohousing, lo Student Hotel sorto sulle ceneri dell ex Telecom (tra le più grandi e innovative esperienza di occupazione abitativa a Bologna), passando per via Zampieri davanti ai due alloggi Acer sfitti da anni e occupati da Asia USB poi prontamente sgomberati pochi giorni prima di Natale.

Il corteo si è concluso davanti a Banca Rotta e lo spazio è stato simbolicamente riaperto. Con lo sgombero di giovedì l’Amministrazione ha preso una posizione chiara e altrettanto chiara è stata la nostra risposta: i mattoni con cui era stato chiuso lo spazio sono stati rimossi e restituiti al mittente perché noi stiamo dalla parte di chi i muri li abbatte e non di chi li erige.

Questa nuova Amministrazione, che si autodefinisce la più progressista d’Italia, si mostra in totale continuità con quella che l’ha preceduta: ruspe e repressione di ogni esperienza non conforme e che mette in discussione il modello di città turistificata e mercificata che ci stanno imponendo a suon di mega progetti urbanistici riverniciati di green e social. Un’Amministrazione che si vanta di essere all’ avanguardia quanto a partecipazione dei cittadini quando, in realtà, reprime ogni forma di autogestione e riappropriazione dal basso di spazi, creando desertificazione sociale.

Il mattino dopo il corteo l’entrata di Banca Rotta era stata nuovamente murata con solerzia, mentre in piazza Maggiore si tenevano un presidio solidale e una conferenza stampa in cui, come Banca Rotta, abbiamo ribadito di essere disponibili ad aprire un tavolo di confronto sulle modalità di assegnazione degli spazi pubblici dismessi così come abbiamo sempre dichiarato. Ma solo a patto che ci sia l’assegnazione temporanea dello spazio di Banca Rotta, (fino a che non partiranno i lavori o un altro progetto) oppure una discussione sull’ assegnazione di un altro spazio.

Ci vogliamo mettere in gioco, partecipando a questo tavolo di discussione, ma non alle condizioni di chi sgombera ed erige muri di fronte alle nostre legittime pretese. Vogliamo che la discussione teorica abbia anche un risvolto pratico, ovvero spazi in cui sperimentare delle pratiche reali di gestione dei beni comuni. Non ci fermeremo davanti ai muri dell’Amministrazione, continueremo a lottare per avere spazi di socialità altra in città.

Non finisce qui.

Ci vediamo lunedì alle 12.30 davanti a Palazzo D’Accursio